Università degli Studi di Parma - Sistema museale di ateneo
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Museo e Biblioteca Storica Museale di Biomedicina - BIOMED

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La ceroplastica anatomica nello studium di Parma dal XVII al XVIII secolo:

Andrea Corsi e l'influenza di Clemente Susini e Paolo Mascagni

Il Museo e Biblioteca Storica Museale di Biomedicina - BIOMED è stato istituito ex novo nel 2006 e accoglie la collezione dell'originale Museo di Anatomia Umana Normale, (1), erede di una tradizione di ceroplastica e anatomia artistica sviluppatasi nello Studium Farnesiano a partire dal XVII secolo.

Riproduzioni di parti del corpo umano, infatti, sarebbero state modellate a Parma nella prima metà del 1600 presso un "Gabinetto Anatomico e Patologico in Cera", forse ad opera di Michele Corti. Purtroppo, manufatti di questo artista non sono a tutt'oggi identificabili con certezza e la sua quasi sconosciuta attività di ceroplasta anatomico è attualmente oggetto di studi storiografici promossi dalla Direzione Scientifica del Museo, in collaborazione con altre istituzioni universitarie nazionali (2,3). Resta il fatto che la presenza di questo laboratorio ceroplastico anatomico a Parma anticipa di oltre mezzo secolo l'uso in Italia della modellistica anatomica in cera, ponendo il Corti tra i precursori di questa tecnica, preceduto con certezza solo da Lodovico Cardi, detto il Cigoli, che operò a Firenze nella seconda metà del '500. Sarà poi dalla fine del '600 e per i due secoli successivi che il valore scientifico e didattico della ceroplastica anatomica verrà unanimemente riconosciuto, tramite altri artisti operanti in differenti università, quali Gaetano Giulio Zumbo (1656-1701) e Clemente Susini (1754-1814), le cui opere varcheranno i confini nazionali per raggiungere differenti parti d'Europa, o il bolognese Ercole Maria Lelli (1702-1766), le cui riproduzioni costituiranno icone di indiscussa perfezione e bellezza (4-6).

Tra il 1776 e il 1820, il "Gabinetto" fu retto dal Professore Anatomico di Ceroplastica, Andrea Corsi, sotto la cui direzione sarebbero stati modellati tre corpi umani a grandezza naturale, come si desume da documenti presenti nell'Archivio dello Stato di Parma. Di queste statue solo due furono ritrovate nel 1949 da Gaetano Ottaviani (anatomiam docet Academia Parmensis 1947-1972) e Giacomo Azzali (anatomiam docet Academia Parmensis 1972-2000). Le statue sono tutt'ora conservate e visibili entro bacheche in vetro e legno, poste in ambiente ad umidità e temperatura controllate. Un corpo evidenzia parte del sistema arterioso e alcune masse muscolari, superficiali e profonde. L'altro, mostra la distribuzione del sistema vascolare linfatico superficiale, compresi i collettori afferenti ed efferenti e i gruppi linfonodali inguinali e della catena giugulare (Figure 1 e 2).

La disposizione orizzontale del corpo e l'iperestensione del capo, lievemente ruotato di lato, ricordano le opere del fiorentino Clemente Susini, prodotte a partire dal 1784 per il museo Josephinum di Sanità Militare di Vienna, su commissione dell'Imperatore Giuseppe II e oggi visibili presso l'Istituto di Storia della Medicina dell'Università di Vienna. Questa possibilità è ulteriormente avvalorata dalla descrizione della terza statua, mai ritrovata, che rappresentava una Venere decomponibile, con i visceri esteriorizzati, compreso l'utero gravido. Questa statua perduta ne ricorda una simile oggi conservata presso il museo universitario di Palazzo Poggi, a Bologna, dove spicca la rete linfatica viscerale. Essa fu prodotta dalla scuola fiorentina di Clemente Susini, che si avvalse della consulenza dell'anatomico Paolo Mascagni per la riproduzione dei vasi linfatici (4, 5). È pertanto ragionevole credere che l'impostazione culturale e tecnica utilizzata per la realizzazione sia della Venere perduta che delle due composizioni rimaste a Parma provenga tanto dagli studi di Mascagni quanto dall'opera del Susini, la cui Scuola avrebbe plasmato oltre 2000 cere anatomiche in circa 40 anni di lavoro (7) e con la quale il parmigiano Andrea Corsi avrebbe interagito per realizzare le due statue oggi conservate nel Museo (2, 3). Dato il grande pregio di queste opere e la loro unicità esse sono state di recente oggetto di studio anche da parte dell'Istituto per i Beni Artistici e Culturali della Regione Emilia Romagna (2).

Al Corsi succedette Iacopo Antonio Baratta che, sotto la guida di Pietro Pasquali (1785-1842), professore di anatomia e fisiologia presso l'Ateneo parmense, eseguì tra il 1830 e il 1836 numerose ricostruzioni in cera di miologia, angiologia e splancnologia, delle quali purtroppo non ci è giunto nulla. Dopo questa data l'attivita del "Gabinetto" si interruppe. Tuttavia, a partire dalla fine dell'800, con l'anatomico Lorenzo Tenchini, seguace di Cesare Lombroso, la ceroplastica anatomica iniziò una nuova stagione, all'insegna degli studi di antropologia e antropometria costituzionale-forense e, nella seconda metà del XX secolo, fiorì anche in vesti moderne, quale originale compendio agli studi ultrastrutturali degli anatomici Gaetano Ottaviani e Giacomo Azzali.

Sistema arterioso e masse muscolari

figura 1

Sistema vascolare linfatico superficiale

figura 2

Bibliografia

  1. I musei dell'Ateneo. Didattica - Educazione Scientifica, Servizio Musei dell'Università degli Studi di Parma, 2002
  2. Toni R., Vitale M., Azzali G. Da Paolo Mascagni a Cesare Lombroso: metodo sperimentale e antropometria evoluzionistica nella tradizione anatomica dello Studium di Parma. In: Regione Emilia Romagna - Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali (ed.), Le Arti della Salute, Il Patrimonio Culturale e Scientifico della Sanità Pubblica in Emilia Romagna, Skira, Ginevra - Milano, 2005, pp. 477-479 (Tav. VII.11)
  3. Toni R., Porro A., Dallatana D., Bodria M., Vitale M., Lechan R.M., Masotti G. Il metodo sperimentale di Paolo Mascagni e l'antropometria costituzionale-forense di Lorenzo Tenchini nella tradizione anatomica dello Studium di Parma. in Plumelia - Almanacco di cultura vol.II, Officine tipografiche Aiello e Provenzano, Palermo, 2006-2008
  4. Bonuzzi L., Ruggeri F. Appunti preliminari ad un'indagine sulle cere anatomiche. Quaderni di Anatomia Pratica, XXXVI (1-4), 3-36, 1980
  5. Ruggeri F. Il museo dell'Istituto di Anatomia Umana Normale In: La Città del Sapere, vol. 2 (I luoghi del sapere), IX Centenario dell'Università di Bologna, Pizzi Editore, Milano, 1988, 99-105
  6. Maraladi N.M., Mazzotti G., Cocco L., Manzoli F.A. Anatomical waxwork modeling: the history of the Bologna Anatomy Museum. Anat Rec (New Anat) 261, 5-10, 2000
  7. Manzoli F.A., Mazzotti G. Il museo di anatomia umana in: Tega W (ed), Storia Illustrata di Bologna, I Musei dell'Università, Sipiel, Milano, 1987, pp.201-220